Il volume raccoglie alcune "tracce" del percorso di fondazione e di crescita dell'Accademia di Mendrisio, una scuola nata nel 1996 come facoltà dell'Università della Svizzera italiana, su progetto dell'architetto Mario Botta. L'autore racconta la propria visione dell'architettura intesa come impegno generazionale di fronte alle trasformazioni ambientali. La formazione dell'architetto è strutturata in tre fasce di competenze: storia e cultura, scienza e tecnica e progettazione, al fine di raggiungere una triplice ecologia che sia allo stesso tempo ambientale, urbana e umana. La proposta didattica prevede il coinvolgimento di discipline apparentemente lontane dai problemi dell'architettura e dove storici, filosofi e scienziati, accanto ad architetti e urbanisti, si interrogano sulle condizioni dell'essere, oggi, uomini sulla Terra. Soprattutto nel delineare il profilo ideale dell'architetto "targato Mendrisio" si manifesta la spinta e l'intelligenza progettuale di questa istituzione, che in soli venticinque anni da "nuova" si è fatta già prestigiosa. Fin dall'inizio sono state coinvolte le maggiori personalità del panorama internazionale, solo per citarne alcuni: Carlo Bertelli, Francesco Dal Co, Sergio Albeverio, Aurelio Muttoni, Peter Zumthor, Bruno Monguzzi e Gabriele Basilico. Botta ripercorre e approfondisce le ragioni e i felici esiti delle centinaia di collaborazioni con architetti, artisti, fotografi e intellettuali (tra cui Rafael Moneo, Tadao Ando, Mimmo Paladino, Oliviero Toscani) che in oltre vent'anni di attività hanno contribuito a rendere l'Accademia uno dei punti di riferimento sulla scena internazionale.